Il Museo della Comunità Ebraica di Trieste “Carlo e Vera Wagner"
Il Museo occupa due piani di un edificio che riveste un particolare significato storico per la Comunità e che è stato dichiarato sito d’interesse nazionale.
Occupati nel passato dall’ospedale ebraico, i locali di via del Monte 5 e 7 nei primi decenni del Novecento ospitarono infatti la sede dell’Agenzia ebraica e accolsero i profughi in fuga dai nazisti che s’imbarcavano da Trieste alla volta della Palestina o delle Americhe. Qui rimase in funzione fino al 1987 un oratorio di rito ashkenazita che è rimasto parte della struttura.
Il Museo fu inaugurato nel 1993, per volontà di Mario Stock e dell’unica figlia rimasta dei coniugi Wagner, Gianna, e del marito Claudio de Polo Saibanti.
Nel 2014-15, la Comunità ebraica di Trieste ha intrapreso un'opera di riallestimento complessivo. Due gli obiettivi principali: valorizzare il ricco patrimonio posseduto dal Museo, che per qualità e quantità è uno dei più importanti d’Italia e rappresenta una testimonianza unica di vita ebraica nel Friuli Venezia Giulia; rendere il percorso espositivo fruibile nel miglior modo possibile dai visitatori, italiani e no - grazie ai contenuti tutti disponibili anche in inglese - con un'attenzione particolare alle scolaresche.
Il 14 settembre 2014, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica, è stata inaugurata la prima parte rinnovata: la sezione dedicata alla cultura, allestita al primo piano di via del Monte 7, dove si trova anche lo spazio conferenze. Il 29 marzo 2015 è stato riaperto anche il pianoterra, accessibile da via del Monte 5, con le sezioni dedicate a spiritualità e tradizioni, storia della Comunità ebraica di Trieste, Shoah, rapporto con Eretz Israel.
L'allestimento è arricchito da diversi contenuti multimediali.
Il patrimonio conservato nel museo comprende la collezione di Judaica della Comunità ebraica triestina, con oggetti di arte rituale qui in parte confluiti, dopo l’inaugurazione della grande Sinagoga di piazza Giotti, a seguito dello smantellamento delle quattro antiche Sinagoghe o Scole triestine. Le collezioni si compongono di argenti (di particolare pregio quelli settecenteschi eseguiti a Venezia) tessuti, documenti e libri che testimoniano la vita ebraica sia nella dimensione comunitaria sia in quella famigliare. Nei nomi degli antichi proprietari e donatori di questi oggetti - il più antico, una piastra da Sefer con incisioni dai caratteri goticizzanti, risale al 1593 - riecheggiano i grandi gruppi familiari di ebrei triestini protagonisti della storia cittadina. Qui sono inoltre conservati alcuni documenti storici di grande importanza, come un libro dei pegni di metà Seicento e le Patenti sovrane concesse nel 1771 dall’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo.
Vi è poi la documentazione riguardante la storia e la memoria degli ebrei triestini deportati nei campi di sterminio durante la Shoah. Toccante la raccolta degli oggetti personali razziati dai nazisti. Ritrovati dagli alleati all’interno di bisacce di juta, furono spediti a Roma, dove per decenni rimasero dimenticati in un sotterraneo del ministero del Tesoro. Nel 2000 vennero restituiti alla Comunità ebraica di Trieste, che decise di esporne parte nel proprio museo e di donarne una piccola ma significativa selezione al civico museo della Risiera di San Sabba e al museo Yad Vashem di Gerusalemme.