L’antico ghetto si estende a pochi passi dal palazzo della Borsa e dalla piazza principale di Trieste, piazza Unità, simboleggiando in questa dislocazione così centrale il ruolo raggiunto, già all’epoca della sua istituzione, nel 1696, dalla Comunità ebraica di Trieste.
Il ghetto viene infatti istituito nel 1693 da Leopoldo I d’Asburgo nell’area, allora periferica, di corte Trauner. Ma l’opposizione della popolazione a questa sistemazione, che si teme possa risultare rovinosa dal punto di vista economico, riesce a spuntare un trasferimento. Con decreto imperiale del 28 novembre 1696, il ghetto è dunque situato a Riborgo, nel cuore commerciale di Trieste.
Alla popolazione ebraica sono assegnate 13 case intorno alla piazzetta, poi detta delle Scuole ebraiche, e lungo due contrade parallele, circondate da un reticolo di viuzze, che tagliano il quartiere in direzione nord sud.
Gli ebrei, un centinaio in tutto, fanno ingresso nel ghetto nel 1697. Realizzato con la requisizione di più case, vi si accede dalla Portizza di Riborgo, è circondato da un alto muro ed è munito di tre porte – in piazza del Rosario, in fondo a via della Beccherie e a Riborgo - vigilate da guardie cristiane e chiuse dal tramonto all’alba. Il quartiere, sito tra piazza della Borsa e il Teatro romano, è circoscritto tra contrada Malcanton, contrada Riborgo e contrada delle Beccherie.
Nel 1746 – come recentemente attestato grazie al rinvenimento di una targa dedicatoria – e quindi nello stesso anno di istituzione della Comunità, nel ghetto viene edificata la prima Sinagoga, la Scola n.1 o Scola piccola, di rito tedesco. Realizzata all’angolo tra la Contrada delle Beccherie e la Contrada delle scuole ebraiche, proprio dove si trova una delle porte del ghetto, sostituisce le sinagoghe private delle singole famiglie in uso fino allora e sarà distrutta da un incendio nel 1821. Ricostruita tre anni dopo, rimarrà in funzione fino al 1935 come oratorio degli ebrei di origine corfiota e demolita nel 1937. I suoi banchi sono ora nel Museo “Carlo e Vera Wagner”.
Le porte del ghetto si aprono nel 1784, con le Patenti di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II e un anno più tardi si abolisce per sempre la segregazione. La maggior parte degli ebrei continua però a vivere in queste vie. Tanto che nel 1798 nell’area del ghetto vedranno la luce altre due sinagoghe, la Scola n. 2 o Scola grande, di rito tedesco, e la Scola n. 3 o Scola spagnola, entrambe realizzate in un unico edificio in stile veneziano, affacciato sulla piazzetta delle Scuole ebraiche, progettato dall’architetto Balzano.
Il quartiere del Ghetto e le sinagoghe sono state travolte dal risanamento della città vecchia intrapreso dal regime fascista. La Scola n. 3 viene demolita nel 1928, nel 1934 è la volta della Scola n.2, mentre nel 1937 viene abbattuta la n. 1. Gli oggetti rituali che ornavano questi antichi luoghi di culto possono ora essere ammirati al Museo ebraico.
Oggi l’area del primo ghetto, tra via Trauner, corte Trauner e piazzetta San Silvestro, è ancora identificabile e, dopo la radicale ristrutturazione edilizia che negli ultimi decenni ha coinvolto la zona, mantiene il fascino del tempo passato. Ma senz’altro le tracce più evidenti e persistenti della presenza ebraica a Trieste si ritrovano nel ghetto di Riborgo, delimitato da piazza Unità d’Italia, piazza della Borsa, il Teatro romano, via Torbandena e via Malcanton. Le vie del quartiere, il cui asse principale è via delle Beccherie, sono tuttora sede di negozi e di professioni tipiche dell’antiquariato, della vendita e del restauro di mobili, suppellettili e libri e mantengono la vitalità e l’allegria che da secoli le hanno contraddistinte.